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Analfabetismo (dis)funzionale

Il fenomeno dell’analfabetismo funzionale sta crescendo imponentemente in questi ultimi anni, grazie anche alla tecnologia che ormai funge da inesorabile sfondo alle nostre vite.

Tale fenomeno consiste nell’incapacità di comprendere e usare le informazioni che si incontrano nella vita di tutti i giorni.

Esiste però un enorme paradosso tipico del nostro tempo: abbiamo a disposizione un “mare magnum” di informazioni su qualsivoglia argomento che potrebbero dar luogo ad analisi lucide e approfondimenti doverosi, ma in realtà ci porta a sentirci esperti in qualunque campo e pronti quindi ad un facile giudizio, ergendosi a tuttologi piuttosto superficiali. Tutto ciò invece svela una terribile realtà: spesso rappresentiamo una massa di analfabeti funzionali, non comprendiamo davvero ciò che leggiamo, ma nonostante questo non esitiamo a rilanciare e utilizzare le informazioni in maniera scorretta e grossolana, alimentando ulteriori disagio e tossicità nei confronti di persone, istituzioni, eventi.

L’incapacità di comprendere è inversamente proporzionale al progresso scientifico e tecnologico del mondo in cui viviamo, degli strumenti e dispositivi che abbiamo a disposizione. Credo che molto dipenda dal fatto che formare un pensiero proprio critico, porsi le adeguate domande, mettere in dubbio tanto da indagare notizie, fenomeni ed eventi sia quantomeno faticoso, costi tempo ed energia essendo molto più impegnativo rispetto a seguire una massa virtuale di utenti che si aizzano a vicenda o che creano onde di odio attorno a fatti più o meno rilevanti.

Essere analfabeti funzionali significa non avere il giusto discernimento per valutare ciò che vale la pena trattare, da ciò che è auspicabile soprassedere al fine di concentrarsi su fatti e notizie davvero significativi. Le notizie corrono fugaci sui social e sono oggetto di critiche gratuite da parte di chi spesso si ferma limitatamente ai meri titoli.

Come sempre in ambiti sociali, lavorativi, personali la differenza potrebbe farla una cultura appropriata, conoscenze atte a spronare una maggiore apertura mentale e un nuovo pensiero critico. Un’educazione digitale che potrebbe salvarci da quello che è un labirinto di incomprensioni, scorrettezze e disagi virtuali e reali nati da un analfabetismo imperante.

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