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Cuore che trema

Tra le grandi paure paralizzanti che investono l’uomo, il terremoto è una delle maggiori.
Vissuto e subito da tempi immemori, ogni civiltà ha provveduto a giustificarne avvenimento e nefaste conseguenze con il volere delle proprie divinità a cui sottostare e contro le quali poco si possa lottare.
Oggi sappiamo attraverso nozioni scientifiche, che esistono spiegazioni geofisiche e razionali le quali giustificano tali accadimenti, anche se non possiamo comunque scampare all’imprevedibilità del sisma, implicando ciò un’ampia dose di paura mista a sensazione di impotenza.


Il terremoto sconquassa, ti toglie stabilità fisica ed emotiva, la razionalità è messa a dura prova e l’istinto prevale in un momento di grande avvallamento mentale.
Tale avvenimento può accadere, con le dovute eque proporzioni, anche nella nostra persona, verso realtà che viviamo le quali hanno potere di mettere a dura prova il nostro Io. La terra sotto i piedi pare venir meno, senso di smarrimento, sentirsi perduti per sé o chi amiamo in una moltitudine di emozioni dipanate in pochi attimi.
Non avere controllo, sia in senso fisico sia in quello emotivo, è assai turbante poiché ci fa uscire dalla nostra zona comfort, ci mette alla prova mostrandoci nelle nostre vulnerabilità.

Attacchi di panico e shock traumatici in cui non ci si riconosce più poiché i soliti comportamenti e le reazioni canoniche vengono a mancare rischiando che tutto ciò che ci circonda e per cui viviamo e combattiamo, crolli in un istante.
Ci sono conoscenze di lungo corso sia nell’ambito geologico-scientifico le quali ci portano ad arginare danni più o meno irreversibili, sia nel mondo emotivo umorale in cui studi e terapie aiutano a mitigare problemi emotivi, umani. A volte però in istanti terribilmente shockanti la razionalità si volatilizza a favore delle intemperie di genere vario che in questo viaggio vitale abbiamo occasioni di vivere.
Forse una delle panacee fondamentali è una profonda conoscenza dell‘Io, la quale ci può condurre ad una gestione del sé a breve o più lunga durata in maniera più ottimale possibile, per non incappare nelle maglie della sopraffazione emotiva, per tentare invece un approccio in parte affettivo ma anche più logico, sensato e razionale il quale ci potrebbe garantire una salvezza fisica o emotiva. 

Cristina Tonelli

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