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Intelligenza artificiale

“Artificiale” credo sia da sempre un termine a cui associo un’aurea avversa, forse perché lo avverto in netta antitesi con la natura e con tutto ciò che mi pare genuino. Una pianta artificiale, un lago artificiale o un fiore, ad esempio, artificiale.

Quando invece si associa tale aggettivo al termine “intelligenza”, tutto allora si fa più complesso e articolato, ma anche di pari passo interessante. La tecnologia ci accompagna trasversalmente ormai da tempo immemore nei nostri cammini, presenziando a conti fatti in ogni ambito; con l’Intelligenza Artificiale si ha la sensazione di aver compiuto un ulteriore passo in avanti.

Come per ogni applicazione, è il suo utilizzo a decretarne la differenza. Applicata in ambito sanitario, scolastico o burocratico, può condurre a importanti migliorie qualitative nell’esistenza umana. Un utilizzo erroneo o superficiale, invece, oltre a poter essere dannoso o quantomeno controproducente, svilirebbe tutto il potenziale di tale reale possibilità.

Come sempre, in effetti, di fronte a queste innovative realtà, esiste anche il lato scorretto attraverso cui malviventi temerari utilizzano innovazioni come l’Intelligenza Artificiale per circonvenire, in modi occorre dire anche fantasiosi, onesti malcapitati.

È di qualche tempo fa la notizia, una fra tante, che la voce di Don Ciotti è stata clonata proprio tramite Intelligenza Artificiale, in modo che il prete antimafia fosse usato a sua insaputa, per truffare i malati in buona fede.

Nonostante sia ammirevole la quantità di passi in avanti compiuti dall’uomo anche cedendo sempre più spazio alla robotica, questo tuttavia implica che la società tutta farà sempre più fatica a distinguere nitidamente il confine tra ciò che è reale, tangibile e concreto e ciò che non lo è, anche se camuffato ottimamente.

Per tale motivo, occorre credo una adeguata educazione digitale da cui derivi una sana cultura, appunto, digitale.

Non basta essere in possesso di strumenti tecnologici ma occorre anche una presa di coscienza per il loro uso, riflettere su cosa valga la pena metter mano, fin dove spingersi col virtuale tenendo sempre a mente il fine ultimo di tali scoperte e applicazioni: una costante miglioria della qualità di vita dei viventi sul pianeta nella considerazione di quest’ultimo.

 Cristina Tonelli
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